Bruciatori ad Agripellet
10 modelli disponibili con diverse potenze con un range da 25 kW fino a 1000 kW:
Bassa-media potenza | Media potenza | Grandi Impianti |
20 kW | 160 kW | 600 kW |
35 kW | 280 kW | 1000 kW |
40 kW | 350 kW | |
65 kW | ||
80 kW |
Accensione rapida
La fiamma raggiunge velocemente il suo pieno sviluppo e la potenza richiesta
I sistemi classici a biomasse sono caratterizzate da dei periodi di latenza tra l’accensione ed il raggiungimento della potenza richiesta. Termocabi si distingue per la rapidità con cui i sui bruciatori ottengono una fiamma stabile e performante. La fiamma dei sistemi Termocabi è indice di eccellenza e di lunghi studi sulla fluidodinamica dell’aria distribuita. Lo dimostrano la geometria stabile regolare della fiamma ed il suo forte irraggiamento.
Agripellet, lo SCARTO diventa PRODOTTO
Biomasse di origine vegetale raccolte dagli scarti dell’agricoltura e rivalorizzate come biocombustibile ecologico
Pellet di paglia
Pellet di Miscanthus
Pellet di Colza
Gusci di mandorle
Gusci di nocciola
Gusci di noce
Gusci di Cocco
Vinacciolo
Questi sono solo alcuni esempi di agripellets. Ciascun tipo di agripellet si differenzia molto per composizione chimico-fisica. In generale, l’agripellet viene considerato come una biomassa di scarsa qualità in quanto ricca di sostanze bassofondenti ed agglomeranti che rendono difficile il loro impiego in sistemi di combustione tradizionali. Un’altra difficoltà nella gestione di tali composti è dovuta all’elevata produzione di cenere. Queste problematiche possono essere risolte con l’impiego di un bruciatore studiato specificamente per il loro impiego. Il bruciatore ad agripellet termocabi è infatti equipaggiato di un avanzato sistema di pulizia del bruciatore meccanico e pneumatico.
Caratteristiche dell’Agripellet
Agripellet dalla vite
Valorizzazione dello scarto dalla raccolta delle sarmenti
Esempio di filiera completa: raccolta delle sermenti, pellettizzazione ed combustione del pellet della potatura di vite. Progetto presentato in collaborazione dell’Università Politecnica delle Marche